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giovedì 14 luglio 2016

I NOVATORI "MODERNISTI" AUTENTICI FIGLI DI SATANA...


«Se, strappando la maschera alla Rivoluzione, le chiedete: “Chi sei tu?” , ella vi dirà: “ [...] Io sono l’odio di ogni ordine religioso e sociale che l’uomo non ha stabilito e nel quale esso non è re e Dio assieme: io sono la proclamazione dei diritti dell’uomo contro i diritti di Dio; sono la filosofia della ribellione, la politica della ribellione, la religione della ribellione: sono la negazione armata; sono la fondazione dello stato religioso e sociale sulla volontà dell’uomo in luogo della volontà di Dio; in una parola io sono l’anarchia; perché io sono Dio spodestato, surrogato dall’uomo. Ecco il motivo per cui mi chiamo rivoluzione, cioè sconvolgimento, perché io colloco in alto chi, secondo le leggi eterne, dovrebbe stare in basso; e metto in basso chi dovrebbe stare in alto” ».

(Mons. Jean-Joseph Gaume, La Rivoluzione, 1856)


Se si vuole ricercare la prima origine dei mali da cui è travagliata la nostra società, si vedrà che tutto deriva dalla ribellione che i Novatori scatenarono contro l’autorità divina della Chiesa; ribellione che, ingigantita nel secolo XVIII nella grande Rivoluzione, quando con tanta arroganza si promulgarono i diritti dell’uomo, ora è spinta alle estreme conseguenze. Ond’è che vediamo esaltata fuor di misura la dignità della ragione umana; disprezzato e ripudiato quanto sembri superare le forze e l’intelligenza dell’uomo e non sia compreso nei limiti della natura; per nulla considerati e dai privati e dai pubblici poteri gli stessi sacrosanti diritti di Dio. Pertanto, eliminato Dio, principio e sorgente di ogni autorità, ne consegue naturalmente che più non esista potere umano la cui autorità venga reputata inviolabile.

 Perciò, disprezzata l’autorità divina della Chiesa, in breve parvero vacillare e rovinare i fondamenti del potere civile, perché, prevalendo sempre più la pazza audacia della cupidigia, si incominciarono impunemente a pervertire le leggi dell’umano consorzio.Orbene, nessun rimedio efficace, del quale tutti i buoni sentono la necessità, si può recare a condizioni tanto disperate, ove non si ristabilisca il rispetto a Dio e l’ubbidienza alla sua volontà. Attraverso le innumerevoli vicissitudini di tempi e di cose rimane sempre inconcusso che il primo e il più grande dovere degli uomini sono l’ossequio e l’ubbidienza al sommo Creatore e Signore di tutte le cose; ogni qualvolta essi si allontanano da tale dovere, occorre subito che si ravvedano, se vogliono reintegrare l’ordine radicalmente perturbato e così andar liberi dalla quantità di mali che li opprimono. Del resto in questo solo punto è contenuta l’essenza della vita cristiana, e lo stesso Apostolo sembra voler inculcare questo concetto quando mirabilmente compendia in brevi tratti la vita del divino Redentore: «Umiliò se stesso facendosi ubbidiente fino alla morte, e alla morte di croce » [Phil., II, 8]. « Similmente, come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti » [Rom., V, 19].

(Pio XI, Lett. Apos. Meditantibus Nobis, 3 dicembre 1922)

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