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lunedì 13 maggio 2013

13 MAGGIO, APPARIZIONI DELLA MADONNA A FATIMA E LA SCANDALOSA DISUBBIDIENZA DELL'APPARATO MODERNISTA VATICANO..

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Oggi ricorre il ricordo dell'apparizione della Madonna a Fatima, noi la ricordiamo rinnovando la denuncia dei personaggi che loscamente hanno affossato il Suo messaggio, in particolar modo la terza parte in cui viene annunciata l'apostasia della Chiesa che tutti noi oggi vedono con i propri occhi...

 In questo testo del libro "La battaglia finale del diavolo", si puo' leggere con chiarezza tutte le manovre operate da questi alti Prelati per affossare, colpevolmente,  il messaggio di Fatima:

Capitolo 16
        La situazione in cui si trovano oggi la Santa Chiesa ed il mondo è davvero gravissima. In questi tempi così preoccupanti, proprio come durante la crisi ariana, i laici devono sostenere delle responsabilità che in tempi normali non gli competerebbero.        In quanto membri del Corpo Mistico di Cristo, abbiamo il dovere di impegnarci positivamente per combattere questa crisi, in base alle nostre possibilità. Nel fare ciò, non possiamo venire distolti dal falso appello alla pietà, che ci chiede di indulgere nella grossolana presunzione per la quale sarebbe “Dio a guidare la Chiesa”, se questo significa per i Cattolici di rango inferiore di stare zitti ed ubbidienti e non far niente per opporsi agli errori ed alle ingiustizie perpetrate dai membri della gerarchia, ed anzi obbedire ciecamente a qualsiasi decisione delle autorità, non importa quanto distruttive possano esserne le conseguenze.


Il nostro dovere di giustizia e carità
       Questa non è la via del Cattolicesimo, non è ciò che hanno fatto i laici ed il clero rimasto fedele durante la crisi ariana, e non è quello che dovremmo fare noi al giorno d'oggi. Il nostro silenzio e la nostra accondiscendenza di fronte al disastro imminente è per prima cosa un ingiustizia verso la Chiesa ed un tradimento del nostro dovere solenne di giustizia in quanto Cattolici Cresimati, soldati di Cristo.
       Inoltre, abbiamo anche l'obbligo della carità verso i nostri fratelli Cattolici, tra cui i nostri superiori nella gerarchia ecclesiastica. Abbiamo un dovere di carità verso i nostri superiori che ci obbliga ad opporci a quello che sta accadendo nella Chiesa, anche se questo implica riprendere pubblicamente i nostri superiori, come mezzo straordinario.
       Come insegna San Tommaso d'Aquino: “Se è in pericolo la Fede, una persona deve riprendere il suo prelato, anche pubblicamente”. Perché è giusto e caritatevole in tali casi riprendere un proprio superiore, persino in pubblico? San Tommaso afferma che la contestazione pubblica di un prelato “potrebbe sembrare un comportamento presuntuoso; ma non c'è presunzione nel ritenersi migliori di qualcun altro in qualche cosa, dato che in questa vita, nessun uomo è perfetto. Dobbiamo anche ricordarci che quando un uomo rimprovera il proprio prelato in modo caritatevole, non lo fa perché si sente superiore ad esso, ma piuttosto per offrire il proprio aiuto ad una persona che, ‘proprio perché in una posizione gerarchica superiore, corre un pericolo assai maggiore’, come Agostino fa giustamente osservare nella sua Regola citata prima”.1 Ed ovviamente il pericolo lo corrono anche i nostri fratelli Cattolici — il pericolo più grave che si possa immaginare — per via dell'attuale condotta, innovativa e distruttiva allo stesso tempo, che viene seguita da alcuni elementi dell'apparato Vaticano, i quali hanno voltato le spalle non solo al Messaggio di Fatima, ma al passato stesso della Chiesa.
       L'insegnamento di San Tommaso sul dovere che ciascuno di noi ha di contestare i propri superiori quando le loro azioni minacciano la fede, rispecchia gli insegnamenti unanimi dei Santi e dei Dottori della Chiesa. Anche San Roberto Bellarmino, Dottore della Chiesa, insegnava nel suo lavoro sul Pontefice Romano, che anche il Papa può venir ripreso, disobbedito e resistito in caso Egli minacci di recare danno alla Chiesa stessa:

       Così come è lecito resistere ad un Pontefice che aggredisca fisicamente una persona, è ugualmente lecito resistere a qualcuno che aggredisca le anime o a colui che disturbi l'ordine civile, o sopratutto, a colui che cerchi di distruggere la Chiesa. Io dico che è giusto resistere a questa persona, non obbedendogli ed impedendo che i suoi ordini vengano eseguiti; non è invece lecito tuttavia, giudicarlo, punirlo o deporlo, dato che queste azioni competono ad un superiore.2
       Allo stesso modo si espresse il grande teologo del 16° secolo Francesco Suarez (nominato Esimio e Pio Dottore, dallo stesso Papa Paolo V):

       Ed in questa seconda via il Papa sarebbe scismatico, se si rifiutasse di restare in unione con l'intero corpo della Chiesa, se per esempio decidesse di scomunicare l'intera Chiesa, oppure, come fanno osservare Torquemada e Cajetan, se desiderasse cambiare i riti della Chiesa basati sulla Tradizione Apostolica. … Se [il Papa] da un ordine contrario alle giuste tradizioni, non dovrebbe essere obbedito; se cerca di compiere qualcosa di manifestamente opposto alla giustizia ed al bene comune, sarebbe lecito resistergli; se egli attacca con la forza, con la forza può essere combattuto, con la moderazione proporzionata alla giusta difesa.3
       Se si può resistere persino agli ordini o alle azioni di un Papa quando queste causerebbero un danno alla Chiesa, ancora di più lo si può fare nel caso dei prelati che accusiamo in questo libro. Papa San Felice III affermò con semplicità: “Non opporsi ad un errore vuol dire approvarlo; non difendere la verità vuol dire sopprimerla”. I laici ed il clero di basso rango non sono esenti da un tale dovere. Tutti i membri della Chiesa ne sono soggetti.
       Abbiamo quindi il dovere di parlare. Abbiamo il dovere di portare all'attenzione del Papa quello che crediamo essere, in coscienza, il crimine compiuto dai prelati che abbiamo nominato in questo libro (ed i loro collaboratori), crimine che arrecherà, in un futuro assai prossimo, gravi danni alla Chiesa ed al mondo per l'attacco che porta al Messaggio di Fatima. Abbiamo il dovere di sottoporre una petizione al Santo Padre affinché intervenga contro questo crimine e chi lo ha commesso.

2 commenti:

  1. Coraggio e preghiera, la Madre SS.ma ci vuole come figli prediletti, e pertanto non ci abbandonera' mai. Le Sue mani sono poggiate sulle nostre teste per proteggerci. Dobbiamo solo avere fiducia. Cosa ha in serbo, lo conosce solo Lei, ma una cosa e' certa vuole la nostra salvezza per il sangue versato dal Suo Diletto Figliolo che non e' stato versato inutilmente.
    Consoliamoci pregando, il Signore ascolta i nostri lamenti.
    Chiediamo perdono per tutti i nostri peccati e per tutti coloro che Lo offendono con ogni mezzo.
    Il Signore e' buono e misericordioso, ma infinitamente giusto. Chiediamo alla Madre SS.ma di intercedere per tutti noi presso Gesu' e di concederci le grazie necessarie per essere definiti Suoi figli nella Sua grazia.
    Un Pater, Ave e Gloria per ogni grazia concessaci per non peccare e per non infilare altre spine sulla testa di Gesu' e Maria.
    Ogni 13 del mese ricordiamoci cosa disse la Madonna ai pastorelli a Fatima e cerchiamo di fare pertanto la Sua volonta' affinche si adempiano le profezie.
    Berni.

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  2. Peccato che questi appelli ripetuti,al papa, non abbiano prodotto nulla !
    Anzi si sono affossate ancor più le profezie ed i corollari attinenti. (corollari sono le interpretazioni soggettive dei veggenti).
    Evidentemente c'è qualcosa di profondamente erroneo nei papi che non hanno ascoltato questi appelli.
    Già quelli (due se non sbaglio) che non hanno ascoltato o sottovalutato, sono colpevoli di omissione.
    Quei papi, poi, avvisati con pressanti appelli, che non hanno ascoltato sono ancor più "omissivi" ...o collusi con qualcos'altro che non tollera profezie ?

    RispondiElimina

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