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martedì 5 ottobre 2010

Gravità della bestemmia...

non-bestemmiare 
A - VOCI AUTOREVOLI

Mi è sembrato opportuno aprire questo articolo dando la parola a uomini estremamente autorevoli per la santità della vita e per l’alto insegnamento che ci hanno lasciato in eredità e che la Chiesa approva in pieno.
 
San GIROLAMO (340 - 420) – “Qualunque altro peccato diventa leggero se paragonato alla bestemmia.”
 
Sant’AGOSTINO (354 - 430) – “La bestemmia è più grave ancora dell’uccisione di Gesù Cristo fatta dai giudei ... perché i crocifissori di Gesù non sapevano quello che facevano e non conoscevano Gesù come vero Dio, mentre i bestemmiatori di solito sanno quello che dicono e conoscono chi è Dio.
 
San BERNARDO di Chiaravalle (1090 - 1153) – “Tutti gli altri peccati nascono più o meno da fragilità o da ignoranza, ma la bestemmia procede da scelleratezza.”
 
San TOMMASO d’Aquino (1225 - 1274) – “La bestemmia è il più enorme di tutti i peccati.”
 
San BERNARDINO da Siena (1380 - 1444) – “La bestemmia è il peccato maggiore che ci sia… maggiore della superbia, dell’omicidio, dell’ira, della lussuria e della gola… La lingua del bestemmiatore è una spada che trafigge il Nome di Dio. ”
Sentir dire che la bestemmia è il peccato più grave (anche se a dirlo sono grandi santi e maestri di fede) a molte persone può sembrare quanto meno azzardato.
Anche la maggior parte dei cristiani (o forse è meglio dire: di quanti si ritengono cristiani) pensa che ci siano peccati molto più gravi della bestemmia: l’omicidio, ad esempio, il furto, lo spaccio di droga e altri … e questo perché il metro con cui molti giudicano la gravità di un peccato non è più il metro di Dio, ma è un criterio emotivo, o la mentalità più diffusa nel loro ambiente. È chiaro allora che se quasi tutta l’attenzione del nostro tempo è concentrata sull’uomo e, di fatto, quasi inesistente verso Dio, ciò che colpisce l’uomo è considerato grave e ciò che offende Dio è considerato insignificante.
Ma qual’è il giusto metro per misurare la gravità di un peccato?
Sono tre gli elementi da valutare:
a) - l’oggetto che viene colpito,
b) - la posizione della persona che pecca,
c) - le conseguenze che ne derivano.
 
B - DIO COME BERSAGLIO
Primo elemento- Da qualche tempo si sta accentuando (e giustamente!) una sensibilità che educa a un maggior rispetto verso la natura. Sia chiaro che questa non è una “trovata” dei Verdi; è invece esplicita volontà di Dio manifestata più volte nella Sacra Scrittura. Basti ricordare quanto dice la Bibbia dopo che il Signore ha chiamato alla vita ogni creatura: “E Dio vide che era cosa buona.” Ogni creatura perciò, proprio perché buona, va rispettata!
E se va rispettata ogni creatura, anche la più piccola, non va forse rispettato il Creatore di ogni cosa? Si tutelano le piante e gli animali, si difendono i diritti dell’uomo, e i diritti di Dio non vanno forse proclamati e difesi al di sopra di tutto? Se uccidere un animale senza motivo e magari dopo averlo torturato impietosamente è un peccato mortale, ancora più grave e mostruoso è colpire il Creatore di ogni cosa, che vale infinitamente di più di ogni sua creatura.
Gli altri peccati colpiscono la legge di Dio, ma la bestemmia colpisce Dio. Anche gli altri peccati offendono il Signore, ma lo offendono indirettamente, mentre la bestemmia lo colpisce direttamente al cuore. Che poi la bestemmia non riesca di fatto a colpire Dio, non diminuisce la gravità della colpa. Se infatti un uomo tentasse di spararti, ma il colpo di pistola andasse fortunatamente a vuoto, non per questo considereresti meno grave ciò che ha tentato di fare contro di te.
 
C - LA POSIZIONE DEL BESTEMMIATORE
Secondo elemento- L’uomo che offende il Signore con la bestemmia non è un estraneo nei suoi confronti, ma è una sua creatura; da Lui ha ricevuto il bene supremo della vita e … nella vita ogni altro bene.
Se è già un gravissimo peccato di orgoglio che una piccola creatura, il quasi-niente, cioè l’uomo, offenda l’Altissimo, il Perfettissimo, Colui che è il “Tutto”, cioè il Signore, ancora più grave è che a offendere Dio sia una creatura nata da Lui e che ha ricevuto e riceve tutto ciò che ha e tutto ciò che è.
All’orgoglio si aggiunge l’ingratitudine. È per tutti una colpa grave uccidere un uomo, ma quanto è più grave se a ucciderlo è suo figlio! Con la bestemmia l’uomo offende suo Padre e il suo più grande Benefattore.
 
“Il bestemmiatore – scrive Pasquale Casillo – supera la malignità dei diavoli: questi bestemmiano Dio perché sono castigati da Lui e si sentono disperati, egli invece bestemmia Dio mentre ne viene conservato in vita e beneficato.”
E se è grave che un uomo qualsiasi bestemmi, ancora più grave è se a farlo è un cristiano convinto e praticante, perché questi ha ricevuto molto più di un non credente: ha ricevuto la luce della fede, il dono della grazia e la chiara promessa del paradiso. E non è solo creatura, ma è anche figlio di Dio.
 
È estremamente significativo e accorato il lamento di Dio: “Ho allevato e fatto crescere dei figli, ma essi si sono ribellati contro di me. Il bue conosce il proprietario e l’asino la greppia del suo padrone, ma i miei figli non mi riconoscono e non mi amano come loro padre.”
Ma c’è dell’altro.
Bestemmiando l’uomo offende il suo più grande Benefattore, ma lo offende servendosi degli stessi doni che da Lui ha ricevuto. S. Paolo apostolo ci ricorda: “Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto?” E ricevuto da Dio, ovviamente! Nella bestemmia…all’orgoglio e all’ingratitudine si unisce la beffa!  Che cosa pensare di un povero che ricevuta una generosa offerta, invece di ringraziare il suo benefattore, non solo lo investe con una tempesta di offese, ma usa parte del denaro ricevuto per comprarsi una pistola con cui attentare alla vita di chi l’ha soccorso? Chi bestemmia fa la stessa cosa: usa il dono dell’intelligenza e il dono della parola per scagliarsi contro chi gli ha offeso quei doni e tutto il resto.
 
D - LE CONSEGUENZE
Terzo elemento- Per valutare la gravità oggettiva di un’azione vanno prese in considerazione anche le conseguenze che ne derivano. E le conseguenze della bestemmia sono catastrofiche: per la gloria di Dio, che viene infangata nel peggiore dei modi; per la società, che perdendo Dio perde il suo fondamento e crolla; e più ancora per la singola persona che, con la bestemmia, attira su di sé il castigo di Dio nella vita terrena e si espone al rischio della rovina eterna.
La bestemmia devasta un’anima, le toglie il gusto delle cose di Dio e favorisce così l’agonia e la morte di ogni altra virtù. Dove la grazia del battesimo aveva fatto fiorire un giardino per Dio, la bestemmia crea pian piano la desolazione del deserto.
Questa perdita del gusto delle cose di Dio, lentamente, forse inavvertitamente, ma anche inevitabilmente si diffonde come un’epidemia a tutta la società. “Ogni rifiuto di Dio si trasforma prima o poi in un disastro per l’uomo” (Vittorio Messori). Senza Dio l’umanità decade e si imbestialisce brutalmente; dilaga inarrestabile ogni forma di vizio e di violenza, fino a fare del mondo una fogna e della comunità umana non più una famiglia di fratelli, ma un branco di lupi feroci. La cronaca di tutti i giorni ce ne dà ampia conferma. “I diritti dell’uomo non hanno vigore che là dove sono rispettati i diritti di Dio. L’impegno per i primi è illusorio, inefficace, poco durevole se si realizza al margine o nella dimenticanza dei secondi” (Giovanni Paolo II).
 
La bestemmia non solo intacca la gloria esterna di Dio, ma rende inutile la passione e morte di Cristo. Per Gesù non è stato assurdo soffrire per noi: lo ha fatto con tutto l’amore possibile, vorrei quasi dire: lo ha fatto con gioia, sapendo che la sua passione e morte avrebbero fruttato a noi la vita eterna in paradiso. Ma per chi a causa della bestemmia finisce all’inferno… Gesù è morto inutilmente!
Devo aggiungere che la bestemmia oltre ad essere un peccato grave, gravissimo, è anche un peccato stupido.
Non lo giustifico, però capisco il ladro che rischia di perdere il paradiso (se non si converte), ma almeno ci guadagna un po’ di ricchezza in questa vita. Non lo giustifico, però capisco che rischia la vita eterna pur di godersi il brivido del piacere dei sensi. Capisco tutto anche se non giustifico niente. Ma il bestemmiatore oltre a non giustificarlo non si può nemmeno capirlo: infatti si gioca il tutto, il paradiso, per il niente, perché la gioia che deriva dalla bestemmia è zero e meno di zero! Sfido chiunque a dimostrare il contrario.
 
 Catechismo della Chiesa Cattolica.
1856 Il peccato mortale, in quanto colpisce in noi il principio vitale che è la carità, richiede una nuova iniziativa della misericordia di Dio e una conversione del cuore, che normalmente si realizza nel sacramento della Riconciliazione:
« Quando la volontà si orienta verso una cosa di per sé contraria alla carità, dalla quale siamo ordinati al fine ultimo, il peccato, per il suo stesso oggetto, ha di che essere mortale [...] tanto se è contro l'amore di Dio, come la bestemmia, lo spergiuro, ecc., quanto se è contro l'amore del prossimo, come l'omicidio, l'adulterio, ecc. [...] Invece, quando la volontà del peccatore si volge a una cosa che ha in sé un disordine, ma tuttavia non va contro l'amore di Dio e del prossimo — è il caso di parole oziose, di riso inopportuno, ecc. —, tali peccati sono veniali ». 115

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