giovedì 16 settembre 2010

LA STORIA DELLA COMUNIONE SULLA MANO...TERRIBILE SACRILEGIO NELLA CHIESA CATTOLICA...


LA COMUNIONE SULLA MANO
A cura di Vincenzo Speziale
Argomenti liberamente tratti dal libro “L’Anticristo” – Reverito Edizioni








La Conferenza Episcopale Italiana (C.E.I.) in data 19 luglio 1989 ha stabilito che:
- nelle diocesi si può distribuire la Comunione anche deponendo l'ostia nella mano dei fedeli;

- il modo consueto di ricevere la Comunione deponendo la particola sulla lingua rimane del tutto conveniente e i fedeli potranno scegliere tra l'uno e l'altro modo;

­ prima di introdurre la possibilità di ricevere la Comunione nella mano, dovrà essere fatta una congrua catechesi che illustri i vari punti dell'istruzione e in particolare il significato della nuova prassi;

- il fedele che desidera ricevere la Comunione nella mano, presenta al Ministro entrambe le mani, una sull'altra (la sinistra sopra la destra) e mentre riceve con rispetto e devozione il Corpo di Cristo, risponde amen, facendo un leggero inchino.
Quindi davanti al Ministro, o appena spostato di lato per consentire a colui che segue di avanzare, porta alla bocca l'Ostia consacrata prendendola con le dita dal palmo della mano.
Ciascuno faccia attenzione di non lasciare cadere nessun frammento.
Le ostie siano confezionate in maniera tale da facilitare questa precauzione;

- si raccomanda a tutti, in particolare ai bambini e agli adolescenti, la pulizia delle mani e la compostezza dei gesti, anch'essi segno esterno della fede e della venerazione interiore verso l'Eucaristia;

- dopo l'introduzione della nuova forma, per qualche domenica, laici preparati, sotto la guida del Sacerdote, vigilino con delicatezza e discrezione perché la distribuzione avvenga in modo corretto e degno;

- la possibilità della Comunione disponendo l'ostia nella mano sarà introdotta nelle nostre chiese a partire dalla domenica prima dell'Avvento, 3 dicembre 1989, al fine di consentire la summenzionata previa catechesi.
Roma, 19 luglio 1989.


Già nel 1980, in diverse chiese, era in uso dare la particola nella mano e si diceva che lo scopo era quello di avvicinare di più i fedeli a Gesù.
Ma allora non c'era nessuna disposizione ufficiale da parte della C.E.I.
Questo lo dico per dovere di cronaca, anche se qualcun altro si ricorderà che la disposizione ufficiale del 1989 di fatto era già stata attuata da qualche sacerdote progressista in evidente disubbidienza alla Chiesa di Roma.
Questa considerazione, trova riscontro in una lettera aperta scritta da un sacerdote che si rifiuta di dare la Comunione disponendo la particola nella mano dei fedeli ma ne parleremo più avanti.
Immaginiamo ora una ipotetica intervista con uno specialista liturgico «serio», e proviamo a fare delle domande
.
D - Qual è il senso di questa novità liturgica?

R - La Chiesa permette ora di ricevere la Comunione anche sulla mano, però non comanda affatto, non obbliga, non impone un dovere, non vincola nessuno.
I fedeli sono liberi di ricevere la comunione sulla lingua o sulla mano.
Nel caso in cui il sacerdote, ribelle alla disposizione della Chiesa che vuole che l'attuale modo di distribuire la comunione sulla lingua debba essere conservato, imponesse la comunione sulla mano, i fedeli, senza lasciarsi intimidire da nessuno, potranno benissimo opporre un garbato ma fermo rifiuto, dando così prova di consapevolezza e fortezza cristiana.

D - Alcuni dicono che nei primi tempi della Chiesa la Comunione si dava sulla mano.
È vero?

R - Nei primi tempi del cristianesimo c'era l'uso di dare la comunione sulle mani perché, a causa delle frequenti persecuzioni contro i cristiani, la Chiesa si trovò nella necessità di permettere ai fedeli non solo di ricevere la comunione sulla mano, ma di portarla e conservarla a casa, affinché, in caso di pericolo imminente, di arresto improvviso, potessero comunicarsi per ricevere da Gesù Eucaristico la forza di affrontare anche il martirio.
Cessate le persecuzioni, l'uso di ricevere la comunione sulla mano non durò a lungo perché gli inconvenienti, le irriverenze e le profanazioni di Gesù Eucaristico furono tanti e tali da indurre la Chiesa a introdurre l'uso di dare la comunione sulla lingua.
Nel quarto secolo, infatti, la comunione sulle mani era considerata una pratica eccezionale permessa soltanto in circostanze speciali.
San Basilio, vescovo di Cesarea (370-379), dice chiaramente che il potere di ricevere la comunione nella mano è permesso solo in tempo di persecuzione o, come accadde con i monaci del deserto, quando ad amministrarla non c'è nessun sacerdote o diacono.
All'inizio del V secolo il Papa San Leone Magno (440-461) afferma che il ricevere la comunione sulla lingua è un uso corrente.
Poi nel Sinodo di Rouen (650) fu dichiarato di non potersi più dare la comunione nella mano e venne decretato di darla esclusivamente sulla lingua.

D - Dal Vangelo di San Matteo (26, 26), si legge: «Or mentre essi mangiavano, avendo Egli preso del pane, lo spezzò e, dandolo ai discepoli, disse: “Prendete e mangiate questo è il mio corpo”, sembra di poter dedurre che anche i semplici fedeli possono prendere la Comunione nella mano
Non le pare?

R - No, perché nell'ultima cena gli apostoli, quando presero nelle loro mani il pane offerto loro da Gesù, erano già sacerdoti, poiché consacrati pochi istanti prima da Cristo con le parole: «fate questo in memoria di me» (Lc. 22, I9).
Cessate, come abbiamo già detto, le persecuzioni dei primi secoli, la Chiesa riservò l'amministrazione della comunione ai soli sacerdoti. San Tommaso d Acquino, il grande teologo della chiesa, dice: «Il corpo di Cristo appartiene ai sacerdoti... esso non sia toccato da nessuno che non sia consacrato, nessun altra persona ha il diritto di toccarlo, eccetto in casi d'estrema necessità».
Il Concilio di Trento dichiara: «L'uso che solo il sacerdote dia la comunione con le sue mani consacrate è tradizione apostolica».

D - Certuni dicono che il ritorno all'uso liturgico dei primi tempi della Chiesa è una cosa lodevolissima, è un grande progresso.
È vero questo?

R - No, il Papa Pio XII, nell'enciclica «Mediator Dei», diceva a coloro che si sforzavano di ripristinare certe cerimonie e riti antichi: «Un antico uso non è, a motivo della sua antichità, il migliore sia in se stesso, sia in relazione ai tempi posteriori».
Il ritorno quindi (in materia di disciplina liturgica) alle origini della Chiesa è essenzialmente antistorico, perché equivale non ad un progresso, ma a un anacronistico regresso.
Sarebbe, per esempio, un progresso se noi, abituati allo sfarzo della moderna illuminazione elettrica che inonda di luce le nostre vie, ecc..., volessimo ritornare ai tempi antichi quando, per avere un po' di luce, si doveva ricorrere alle torce, alle candele, alle lucerne a olio o a petrolio?
No certamente, perché questo sarebbe un assurdo regresso.
Così il ritorno all'uso primitivo della Comunione nella mano non è un progresso, ma un doloroso regresso.
Il suo uso infatti mostrò, a quei tempi, abbastanza chiaramente tutti gli inconvenienti che si verificavano allora e gli scritti dei padri della chiesa stanno ad attestarlo.
Per questo la Chiesa, appena trovò il modo migliore della Comunione sulla lingua, abolì completamente l'antico uso della Comunione sulla mano.

D - Perché allora il ritorno all'antico uso viene esaltato da tanti?

R - Il ritorno all'antico uso della Comunione sulla mano è in realtà una delle tante bandiere di comodo sventolate dai modernisti odierni.
Verrebbe da domandare loro: voi esaltate tanto la Comunione sulla mano come un glorioso ritorno all'antico e perché allora non esaltate il ripristino dell'antico digiuno eucaristico (dalla mezzanotte al momento della comunione)?
Perché non esaltate il ripristino della veste sacerdotale, voluta e tante volte raccomandata dal Papa.?
Non lo fate perché non vi conviene!
Voi che in campo liturgico esaltate il ritorno all'antico, perché in campo dottrinale (dogma, morale ecc...) non siete più per l'antico ma per il nuovo con la scusa che i tempi sono cambiati?
Perciò il ritorno all'antico uso della Comunione sulla mano è una dolorosa retrocessione dal meglio al peggio; forse è mancanza di fede nella presenza reale di Cristo nell'Eucaristia; forse è diabolica volontà di esporre l'ostia santa a irriverenze e profanazioni!

D - Ma allora come mai, dopo più di mille anni, la Comunione nella mano è stata di nuovo permessa?

R - Dopo il Concilio Vaticano II, la Comunione nella mano è stato un deplorevole abuso introdotto in alcune nazioni nordiche influenzate dal protestantesimo e tale abuso è serpeggiato purtroppo qua e là anche in Italia.
Dapprima Papa Paolo VI oppose un secco rifiuto, raccomandando energicamente di restare fermi al modo tradizionale di ricevere la Comunione sulla lingua ed elenca, fra i motivi della sua contrarietà:
l ) - la Comunione sulla lingua previene molto più efficacemente il pericolo delle profanazioni e della caduta dei frammenti;
2) - il timore che la Comunione data sulla mano avrebbe illanguidito la fede e il fervore eucaristico del popolo;
3) - si sarebbe prestata a un traviamento del profondo significato del dogma secondo teorie ereticali serpeggianti fin d'allora.

Per tutti questi motivi Papa Paolo VI, mentre da una parte esortava con veemenza a restare fedeli alla Comunione sulla lingua, dall'altra parte consultava l'episcopato universale.
I vescovi, a stragrande maggioranza, si pronunziavano a favore della Comunione sulla lingua.
In seguito (non sappiamo per quale tenebroso mistero) Paolo VI, il 28 maggio 1969, con l'istruzione «memoriale domini» concedeva il permesso della Comunione nella mano soltanto nel caso che la maggioranza dei due terzi di ciascuna conferenza episcopale avesse insistito.
La conferenza episcopale italiana, dopo aver stentato per vent'anni, ha raggiunto la maggioranza prescritta nel maggio del 1989 e così anche in Italia è stato concesso il permesso della Comunione sulla mano.

D - Taluni dicono che la Comunione sulla lingua non è conveniente per motivi d'igiene, evitando al sacerdote l'occasione di toccare la lingua dei fedeli e diffondere delle infezioni, come per esempio l'odierna Aids.

R - Premesso che l'Aids non si trasmette con la saliva, ma con altri mezzi ben noti ormai a tutti, si risponde che la preoccupazione dell'igiene è del tutto pretestuosa, poiché l'inconveniente di toccare la lingua dei fedeli accade molto raramente.
Infatti tanto il sacerdote quanto i fedeli usano la massima diligenza per evitarlo.
E se qualche volta si dovesse verificare, il sacerdote può rimediare subito lavandosi l'estremità delle dita con l'acqua dell'ampollina disponibile sull'altare.
Proprio per motivo d'igiene, il sacerdote, prima di celebrare la messa, suole lavarsi le mani, per cui nelle sacrestie c'è sempre un lavandino con acqua corrente.
Durante la messa, dopo l'offertorio, il sacerdote si lava ancora una volta le dita.
Quindi il motivo d'igiene non regge affatto.
Invece è proprio con la Comunione nella mano che i fedeli divengono veicolo d'infezioni contro se stessi.
Le mani infatti che ricevono l'ostia hanno toccato inevitabilmente maniglie e passanti di case e di negozi; hanno toccato sostegni di autobus; hanno maneggiato denaro carico di milioni di microbi; hanno stretto la mano di conoscenti e dello stesso vicino di banco nel dargli il solito «segno di pace» ecc... e i bambini, che giuocano e toccano tutto, hanno le mani pulite?
E perché quando ci si comunica sotto le due specie per «intinzione» (cioè bagnando la particola nel vino consacrato) è prescritto di dare l'ostia soltanto sulla lingua?
Il motivo d'igiene in questo caso non vale più?
Soltanto l'ipocrisia può suggerire la Comunione nella mano per motivo d'igiene!

D - Qualcuno dice: è poco serio e dignitoso ricevere la Comunione sulla lingua, facendosi imboccare come un bambino.

R - Questo non è vero, perché l'Eucaristia non è un cibo umano ma un cibo divino.
La Comunione è la consumazione della vittima divina, Gesù Cristo, immolatosi misticamente nella Santa Messa, ch'è la rinnovazione del sacrificio della Croce.
L'uomo davanti a Dio non può mai presumere di essere adulto, dovendo invece sentirsi e comportarsi come un bambino, sempre bisognoso d'essere imboccato, nella piena consapevolezza della propria assoluta impotenza nel campo soprannaturale.

D - Quali sono gli inconvenienti più gravi della Comunione sulla mano?

R - Gli inconvenienti principali e più gravi sono: la dispersione dei frammenti e la profanazione dell'ostia santa.
Dispersione dei frammenti
Alcuni teologi, eretici moderni, insegnano che nei frammenti (particelle, anche piccolissime, staccatesi dalla particola consacrata) non c'è Cristo.
La Chiesa invece, nel Concilio di Firenze (1437-45) e nel Concilio di Trento (154565), ha definito infallibilmente che Gesù Cristo è tutto presente tanto nei frammenti, quanto nell'Ostia intera
È assolutamente arbitrario, come vorrebbero gli eretici moderni, precisare la grandezza del frammento, a cui accennano i due Concili, perché vi sia la presenza di Cristo.
L'unico criterio pratico è quello fondato sulla facoltà visiva d'ogni individuo normale.
È innegabile infatti che finché un frammento è umanamente visibile, anche se di grandezza minima, in esso sussistono tutte le proprietà della sostanza specifica del pane, indicativa certamente della reale presenza di Cristo.
L'oro, anche se ridotto a un granellino appena visibile, resta oro, non cambia natura diventando per esempio ferro.
Perciò è falso quanto dicono gli eretici moderni che «nessuno chiama più pane un pezzetto macinato e ridotto in polvere».
Il pane, anche ridotto in polvere, resta sempre pane, come il «pan-grattato» che ogni casalinga usa per condire le vivande, così come usa lo zucchero, il caffè, il sale, il pepe, polverizzati a tal punto da risultare appena palpabili, perché nessuna delle loro quasi microscopiche particelle perde la sua natura.
Quindi è chiaro che la natura di una sostanza è tutta in tutte le parti delle dimensioni che la contengono.
Così, per esempio, in tutte le parti dell'aria c'è la natura dell'aria; in tutte le parti anche minime di un pane c'è la sostanza del pane.
Per questo, fin dai primi tempi della Chiesa, uno dei più angosciosi motivi di trepidazione era la caduta a terra dei frammenti.
Per esempio Tertulliano (160-222) dice: «Soffriamo quando per disgrazia succede che qualcosa del calice o del pane consacrato ci cade a terra». E Sant'Ippolito (II-III sec.) raccomanda: «Ciascuno stia attento che qualche frammento non abbia a cadere a terra e perdersi, perché è il corpo di Cristo». San Cirillo dì Gerusalemme (316-386) raccomanda: «Nessuna particella del pane consacrato vada perduta perché molto più preziosa dell'oro e delle gemme»
Perciò anche nei frammenti più piccoli c'è realmente presente Gesù Cristo.
Per questo motivo si usa il piattino sotto il mento dei fedeli che ricevono la Comunione sulla lingua, affinché nessun frammento cada per terra.
Ora se con la Comunione sulla lingua, nonostante queste precauzioni, qualche piccolo frammento cade sul piattello, da dove il Sacerdote lo fa cadere nel calice per sumerlo, con la Comunione sulla mano chi potrà frenare la caduta dei frammenti sul pavimento della Chiesa, dove verranno calpestati dai passanti?
Che questi frammenti siano grandi o minimi, che siano tanti o pochi, non cambia la sostanza del problema e cioè la sistematica profanazione del Corpo di Cristo.

Profanazione dell'Ostia consacrata

La Comunione sulla mano corrisponde a un preciso piano predisposto dai nemici di Cristo e della sua Chiesa.
Il periodico francese «Vers demain» rivelando, nel 1970, un piano massonico, dava la seguente informazione: “Esistono tre fasi del piano massonico:

1) si deve riuscire con tutti i mezzi a far sì che nella Chiesa Cattolica si riceva la Santa Comunione in piedi;
2) si deve arrivare a fare in modo che l'Ostia sia data in mano ai comunicandi, per far sparire lentamente la fede e la devozione ed arrivare, così, all'ultima tappa;
3) i credenti in tal modo vengono portati a credere che l'Eucaristia sia solo un pezzo di pane, un simbolo della Cena e, in definitiva, un simbolo della comune fratellanza mondiale» (cfr. rivista Chiesa viva - novembre 1971).”

Con la Comunione sulla mano si va incontro a ogni sorta di abusi e di profanazioni.
Già dall'autunno del 1969 (da quando cioè si cominciò a concedere il permesso della Comunione sulla mano) i sacrilegi cominciarono a moltiplicarsi.
Qualche esempio, tra i tanti, documentati e riportati dalla menzionata rivista Chiesa viva - novembre 1971: “In una trattoria, un giovane tagliuzzò un'Ostia con un paio di forbici, per constatare se ne uscisse del sangue, e poi la gettò nel gabinetto”.
Novembre 1969 - Togenburg - San Gallo. “Il parroco H. di S.B. ha confermato che un bambino aveva portato a casa un'Ostia e l'aveva data da mangiare al cane”.
“In Olanda, degli scolari avevano una fiorente raccolta di Ostie consacrate, che erano state ricevute abusivamente per mezzo della Comunione in mano.
Esse furono raccolte e inchiodate, come farfalle, ad una parete.
In questo modo se ne trovarono circa duecento.”
Sono fatti documentati e, chi volesse accertarsene, confronti la summenzionata rivista.
A queste testimonianze certe se ne potrebbero aggiungere innumerevoli altre, relativamente ai dieci anni intercorsi tra il 1970 e il 1980, quando cioè Papa Giovanni Paolo II lanciò un grido d'allarme: «Giungono voci su casi di deplorevoli mancanze di rispetto nei confronti delle Specie eucaristiche...» (Dominicae Cenae, N. II).
In questi ultimi anni, in alcune Chiese d'Italia, si sono verificati furti notturni di Ostie consacrate per usarle nelle Messe nere, che di recente stanno dilagando in modo impressionante.
Con la concessione della Comunione sulla mano, i ladri di particole consacrate non avranno più bisogno di compiere rischiosi furti notturni, perché le Ostie consacrate verranno a riceverle tranquillamente in mano dagli stessi Sacerdoti.
I malintenzionati approfittano dalla Comunione sulla mano e, fingendo di portarsi l'Ostia alla bocca, la fanno abilmente scivolare nella manica, nel taschino, nel fazzoletto o nella borsa, ecc... e poi vanno a venderla a loschi fattucchieri per i loro orribili intrugli, oppure ai membri di sette sataniche per le loro nefande liturgie delle messe nere.
Ciò risulta facilitato dal fatto che il Sacerdote, occupato a distribuire la Comunione ad altri, non può aspettare, specialmente quando i comunicandi sono molti, che il fedele, restando alla sua presenza come è prescritto, si porti l'Ostia in bocca.
Quindi al Sacerdote manca il tempo necessario per osservare dove va a finire l'Ostia consacrata.
Gli stessi pii fedeli, attenti alla loro comunione, non baderanno a quella degli altri e quindi i malintenzionati vengono facilitati nell'asportazione dell'Ostia.
Tutto questo non è frutto di fantasia, ma sono fatti accertati, documentati.
Quel che si è verificato all'estero, si va ripetendo anche in Italia, presa di mira dai nemici di Cristo quale centro del mondo cattolico.
A Roma le profanazioni si vanno moltiplicando.
Sono state trovate Ostie gettate sui banchi, sui gradini d'ingresso... Non passa settimana che in San Pietro non si debba rincorrere qualcuno che si porta via l'Ostia come souvenir...; dopo le grandi Messe solenni celebrate sul sagrato, sogliono trovarsi, sul selciato della piazza, numerose particole, intere o frantumate, finite sotto i piedi della folla.
Riportiamo in sintesi quanto segue dalla rivista Il segno del soprannaturale, febbraio-marzo 1990.
«Succede anche in Italia ciò che è successo e continua a succedere in tante altre nazioni: ricevere le Ostie consacrate sulla mano, trafugarle e andarle a vendere a un prezzo che oscilla dalle cinquanta alle centomila lire, ai Centri massonici che hanno organizzato una fitta rete di raccolta di particole consacrate per distribuirle ai gruppi satanici, che le adoperano nei riti delle messe nere».
Non è possibile accennare a quello che si fa in queste messe nere perché, come ho già accennato nei capitoli precedenti e a tale riguardo, è troppo osceno, troppo nefando e satanico.
Le Ostie consacrate vengono profanate nel modo più obbrobrioso al canto di inni a Satana, come per esempio: «Salve vincitore dell'infame Cristo. Onore e gloria al nostro salvatore Satana».
Tutto questo è un fatto tristissimo che purtroppo avveniva con molta frequenza in tante diocesi d'Italia già prima che entrasse in vigore il permesso della Comunione sulla mano.
I sopra accennati centri massonici, che da parecchio tempo hanno organizzato una fitta rete di raccolta e distribuzione di particole consacrate (rubate o ricevute sulla mano, perché in certe diocesi italiane è già da anni che si dà la Comunione sulla mano), sono molti.
Con certezza possiamo fare i nomi dei centri di Catania, Messina, Siracusa, Reggio Calabria, Taranto, Bari (2 centri), Napoli (5 c.), Roma (26 c.), Firenze (2 c.), Arezzo (7 e.), Terni (6 c.), Pisa (8 c.), Genova (12 c.), Milano (23 c.), Torino (17 c.), Brescia (15 c.), Verona (32 c.), Bassano del Grappa (14 c.), Vicenza (13 c.), Bologna (4 c.), Ferrara (3 c.), Padova (9 c.), Venezia (4 c.), Pordenone (15 c.), Udine (4 c.), Trieste (12 c.).
Come si vede, è una mappa tristissima!
E non è affatto completa!
E non sono nominati certi paesi di provincia!
Ma è tutta una rete fittissima che aumenta ogni giorno.
I gruppi satanici che praticano i riti delle messe nere, in Italia sono molti.
Nel solo Triveneto operano oltre trecento, sostenuti da circa settecento gruppi di magia nera e pagati profumatamente dai maestri venerabili di logge massoniche.
Nelle altre regioni italiane non sono da meno: si pensi alla Lombardia con centro Varese e Gallarate; al Piemonte con Torino e Pinerolo; alla Liguria con Genova e Imperia; all'Emilia Romagna con oltre cinquecento gruppi satanici operanti soprattutto nei paesi poveri dell'Appennino.
Se poi diamo uno sguardo a tutte le altre regioni fino alla Sicilia, bisogna dire che in Europa l'Italia è divenuta peggiore della Francia, dell'Inghilterra, della Scozia.
E allora cosa concludere pastoralmente parlando?
E allora quali precauzioni prendere perché il tesoro della Chiesa - Cristo Eucaristico - resti veramente il tesoro preziosissimo e unico da preservare dalle tante profanazioni odierne?
E quali precauzioni prendere prima di tutto contro quei sacerdoti, religiosi, religiose e fedeli fedifraghi che partecipano e collaborano vivamente (con la Comunione sulla mano) a questo traffico diabolico di profanazione?
Ci pensino bene coloro cui spetta ed hanno la responsabilità.
La smettano di far finta di non credere a tristissime verità quotidiane!
Dopo quanto detto proviamo allora a fare una sintesi e perché preferire sempre la Comunione sulla lingua..


La Comunione sulla lingua

- È stata, per molti secoli, scelta e adottata dalla Chiesa per evitare gli inconvenienti verificatisi nei primi tempi del Cristianesimo con la Comunione sulla mano.

- Evita la caduta a terra e la dispersione dei frammenti, in ciascuno dei quali c'è Gesù Cristo, come la Chiesa ha definito nel Concilio di Trento.

- Previene efficacemente il pericolo della profanazione dell'Ostia Santa.

- Vivifica la fede nella presenza reale di Gesù nell'Ostia consacrata.

- Rende la distribuzione della Comunione molto facile e sbrigativa.

- Quanto all'igiene dà massima garanzia.
- È la forma che la Chiesa raccomanda perché del tutto conveniente e vuole che si conservi.


La Comunione sulla mano

- Da tantissimo tempo era stata abolita per i tanti inconvenienti che si verificavano con essa.

- Favorisce necessariamente la caduta a terra dei frammenti e la loro dispersione.

- Favorisce e facilita la profanazione dell'Ostia consacrata in tanti modi, specialmente con le messe nere in onore a Satana.

- Affievolisce e, col tempo, fa scomparire la fede nella reale presenza di Gesù Cristo nell'Ostia consacrata, riducendola a semplice pane, a semplice simbolo, figura del corpo di Cristo.

- L'osservanza delle condizioni, imposte dalla C.E.I. per poter ricevere la Comunione sulla mano, che obbliga tanto i Sacerdoti quanto i fedeli, rende la distribuzione della Comunione più complicata e molto lunga.

- Quanto all'igiene non dà tanta garanzia.

- È la forma che la Chiesa non comanda, non raccomanda, ma soltanto permette, dispiace a dirlo, per accontentare il capriccio di certi fedeli nel voler seguire certe novità nefaste.


Con la concessione del permesso della Comunione sulla mano, c'è il serio pericolo che la Comunione sulla lingua, del tutto conveniente, come afferma la Chiesa, a poco a poco andrà in disuso. Già si sa di un Vescovo del nord Italia, il quale ha invitato i suoi preti a dare a tutti i fedeli la Comunione soltanto sulla mano per evitare confusioni.
E a Roma?
Tanti parroci e Sacerdoti, ribelli alle disposizioni della Chiesa, impongono ai fedeli la Comunione sulla mano.
Un esempio: la rivista Il sabato del 13 gennaio 1990, a pag. 4, riporta un articolo di una persona che si sottoscrive: «Vorrei segnalare un episodio increscioso verificatosi nella mia parrocchia - San Clemente ai Prati Fiscali a Roma - il 3 dicembre scorso. Al momento della comunione dei fedeli una signora si presenta di fronte al parroco aprendo la bocca e cercando di ricevere l'Ostia sulla lingua.
Ha fatto così per tutta la vita e, pur informata dei cambiamenti introdotti dalla C.E.I, non se la sente di ricevere l'Eucaristia nelle mani.
Il parroco, innervosito, la redarguisce pesantemente imponendole di aprire le mani e di sottostare al nuovo rito.
La signora, sia pur a malincuore, cede.
Nella fila io vengo dietro di lei.
Chiedo anch'io di avere l'Ostia sulla lingua perché il nuovo modo di ricevere la Comunione non è obbligatorio ma facoltativo.
Il sacerdote allora mi mostra con disprezzo ai fedeli vicini e mi intima: "Apra le mani".
Infine, data la mia insistenza, mi mette l'Ostia in bocca con un gesto violento, continuando a rimproverarmi.
Brevissimo commento: questo episodio di "leninismo ecclesiastico" non è isolato, purtroppo... a qualcuno è stato dato del preconciliare e lefevriano, non solo perché riceve la Santa Comunione sulla lingua, ma anche perché s'inginocchia durante la Consacrazione e per ricevere, alla fine della Messa, la benedizione che Dio dà attraverso il sacerdote!»
Ancora a Roma: - Una signora domanda al parroco come si regolerà nel fare la Prima Comunione ai fanciulli.
Il sacerdote risponde subito che, impaurendoli con lo spauracchio di contrarre 1'Aids con la saliva, farà loro la comunione sulle mani.
Di conseguenza avverrà in breve tempo che chi vorrebbe ricevere l'Ostia sulla lingua si vedrà discriminato come arretrato e tradizionalista, perciò si adatterà anche lui all'uso della Comunione sulla mano.
Ed allora, contrariamente alla volontà della Chiesa, resterà in uso un solo modo di distribuzione dell'Eucaristia: il peggiore, violando così la libertà di chi, per ottime ragioni, vorrebbe continuare a ricevere l'Ostia Santa sulla lingua, ma che non avrà il coraggio di chiederlo per non apparire ridicolo e superato.
Ed allora i buoni cristiani, per non cadere in tanta calamità e per non collaborare alla moltiplicazione dei gravi inconvenienti accennati - specialmente la caduta a terra dei frammenti, la profanazione dell'Ostia Santa e il progressivo affievolimento e perdita della fede nella presenza reale di Gesù Eucaristico - devono preferire sempre e con coraggio la Comunione sulla lingua.
Termino questo argomento ricordando a tutti ciò che si legge al n. 237 su «Principi e norme per l'uso del Messale Romano»:
«Ogni volta che qualche frammento di Ostia rimane attaccato alle dita, soprattutto dopo la frazione o dopo la comunione dei fedeli, il sacerdote asperge le dita sulla patena, oppure, se necessario, lava le dita stesse.
Così pure raccoglie eventuali frammenti fuori della patena».
E i fedeli?
Dove finiranno i frammenti che restano sulle loro dita?
Ciascuno esamini se stesso e in coscienza... agisca!!!

 

ITINERARIO VERSO IL FATTO COMPIUTO

Sull'onda della denuncia di forzature liturgiche indebite, per non generare ulteriore scandalo nei semplici, consigliamo la lettura di questo articolo a quei preti e frati che fanno "fatica" ad accettare il fatto che i tempi cambino. E che nella Liturgia ci si debba adeguare alla Tradizione, non al proprio capriccio.
 
di don Gabriel Diaz Patri
Papa Benedetto XVI ha distribuito negli ultimi mesi in alcune importanti cerimonie pontificie l’Eucaristia in bocca e con i comunicanti in ginocchio, e dalle dichiarazioni del suo maestro di cerimonie sembra che questa sia la pratica per il futuro. Lo studio che ha fatto da battistrada per riprendere in considerazione la delicata materia della distribuzione dell’Eucaristia sulla mano è stato quello dell’allora vescovo di San Luis in Argentina, mons. Juan Rodolfo Laise, dal titolo Comunione sulla Mano – Documenti e Storia. Abbiamo chiesto a uno dei suoi principali collaboratori in questa vicenda un riassunto delle linee conduttrici di questa opera.

Questo libro si articola come un commento dettagliato dei documenti su cui si basa la legislazione vigente che riguarda questa materia, al quale si aggiunge una appendice che, compendiando il contesto storico in cui questi documenti nacquero, permette di comprendere meglio la mente del legislatore, elemento chiave per l’interpretazione di una legge. Infine, e dopo aver risposto ai principali argomenti invocati per giustificare la prassi della Comunione sulla mano, lo studio si conclude con una riflessione sull’applicazione concreta degli elementi esposti lungo le sue pagine.
 
Alcune verità dimenticate
Subito dall’inizio ci confrontiamo con una serie di concetti contrastanti con quanto normalmente sentiamo dire. Può sorprendere, per esempio, venire a conoscenza che questa maniera di ricevere la Comunione non fu trattata e neanche fu menzionata nel Concilio e che non fa parte della “Riforma liturgica” posteriore.
Grazie a una ricostruzione storica basata sul prezioso racconto dei fatti che fa mons. Annibale Bugnini, non solo testimone ma anche protagonista di essi, nel suo libro di memorie La Riforma liturgica 1948-1975, possiamo realizzare che, infatti, l’uso fu introdotto senza autorizzazione in certe regioni d’Europa verso la metà degli anni Sessanta. Nonostante Papa Paolo VI avesse già nel ‘65 determinato fermamente che in quei luoghi si doveva ritornare alla Comunione in bocca, questo e altri richiami posteriori dell’autorità suprema non ebbero alcun effetto.
Davanti a una resistenza che si dimostrava irremovibile, il Papa iniziò finalmente a prendere in considerazione (nel 1968) la possibilità di trovare una soluzione ritenendo pure che un cambio in questa materia rischiava di affievolire la fede del popolo nella presenza eucaristica.

Un percorso accidentato
Infine il Papa, che, secondo le sue stesse parole, non poteva «esimersi dal considerare l’eventuale innovazione con ovvia apprensione», fece fare una consulta sub secreto all’episcopato mondiale.
Il risultato fu che la stragrande maggioranza si dichiarò contraria a qualsiasi concessione. Di conseguenza, Paolo VI diede ordine alla Congregazione per il Culto Divino perché preparasse «un progetto di documento Pontificio, nel quale: 1°) Si dia sommaria notizia dei risultati della consultazione dei Vescovi; 2°) la quale conferma il pensiero della S. Sede circa la inopportunità della distribuzione della S. Comunione sulla mano dei fedeli, indicandone le ragioni (liturgiche, pastorali, religiose, ecc.). Rimane pertanto confermata la norma vigente. 3°) Se alcune Conferenze episcopali, ciò nonostante, crederanno di dover permettere questa innovazione, vogliano ricorrere alla S. Sede, ed attenersi poi, se accordata l’implorata licenza, alle norme e istruzioni che la accompagneranno».
Fu così che il 29 maggio 1969 la Congregazione per il Culto Divino pubblicò l’istruzione Memoriale Domini, contenente la legislazione sull’argomento che è ancora in vigore e che si potrebbe sintetizzare in questa maniera: la proibizione della Comunione sulla mano rimane vigente in modo universale e si esortano vivamente i vescovi, sacerdoti e fedeli che si sottomettano diligentemente a questa legge nuovamente ribadita. Tuttavia, dove si fosse radicato questo uso introdotto in maniera illecita, si prevede la possibilità di concessione a quei settori che non sono disposti a ubbidire a questa esortazione.
In quei casi, «per aiutare le conferenze episcopali ad adempiere il proprio compito pastorale, nelle odierne circostanze, più scabrose che mai», il Papa dispose che le rispettive conferenze (con l’approvazione di due terzi dei suoi membri) avrebbero potuto chiedere un’autorizzazione a Roma affinché, ogni vescovo di quella conferenza, secondo la sua prudenza e coscienza, potesse permettere la pratica della Comunione in mano nella sua diocesi. Secondo i documenti trascritti da mons. Bugnini, con questa concessione si mirava probabilmente ad evitare che «in questi tempi di forte contestazione (...) l’autorità non venga battuta sulla breccia, mantenendo una proibizione che difficilmente avrebbe seguito nella pratica», giacché nello studiare le diverse possibili soluzioni si avvertiva: «è da prevedere anche una reazione violenta in alcune zone e una disubbidienza piuttosto diffusa dove l’uso è stato già introdotto».
Tuttavia, la volontà chiaramente restrittiva del legislatore indicava che la concessione doveva interpretarsi e applicarsi in modo da favorire il meno possibile la diffusione del rito. Questa legislazione non è mai stata modificata, né sono state allargate posteriormente le possibilità di introdurre la Comunione in mano.
Eppure le richieste delle conferenze episcopali – benché non ci fossero le condizioni richieste per domandare l’indulto –; l’insistenza nel riconsiderare il problema in luoghi dove già era stata previamente verificata l’assenza di quelle restrittive condizioni; la sua fin troppo facile concessione da parte del dicastero pertinente e, soprattutto, l’assoluto silenzio sulla disubbidienza irriducibile che era al cuore del problema; fecero sì che la prassi si estendesse quasi universalmente.

Riscoperta o retrocessione?
Un secondo punto dello studio di mons. Laise che richiama l’attenzione riguarda il fatto che la nuova prassi non sarebbe davvero una «riscoperta» di una «antica tradizione», consistente «nel tornare a ricevere la Comunione come nella Chiesa delle origini e dei padri » come si sente dire spesso. Nella istruzione Memoriale Domini si dice chiaramente che, sebbene nel cristianesimo primitivo la sacra Comunione si riceveva normalmente in mano, «col passare del tempo si approfondì la conoscenza del mistero eucaristico, della sua efficacia e della presenza di Gesù Cristo in esso, in modo che, sia per il senso di riverenza verso questo Sacramento che per il senso di umiltà col quale bisogna riceverlo, si introdusse la pratica di collocare sulla lingua del comunicante la sacra Forma». Nel contesto si vede che per Paolo VI questo cambio fu un vero progresso. Nei testi antichi non si menziona che i Padri della Chiesa abbiano trovato alcun vantaggio nel comunicarsi ricevendo l’Eucaristia sulla mano, né che loro abbiano fatto elogi di questa prassi come tale.
Semplicemente non conoscevano altro. Anzi, nell’allertare ripetutamente sui pericoli ad essa collegati, i Padri evidenziano una imperfezione inerente a questa modalità di comunicarsi. Perciò, l’autore afferma che anche se la Comunione sulla mano fu, senza dubbio, il modo di comunicarsi dei santi Padri, la Comunione in bocca sembra il modo di riceverla che avrebbero desiderato avere. Così fu che col passar del tempo, a un determinato momento, un uso finì per sostituire l’altro, al punto che quello di prima non fu soltanto abbandonato ma addirittura esplicitamente proibito.

Lo zampino del Catechismo olandese...
Secoli più tardi l’uso di comunicarsi in mano fu ripreso dai riformatori protestanti con una chiara connotazione dottrinale. Secondo Martino Bucero, assessore della riforma anglicana, il distribuire la Comunione nella bocca si doveva a due “superstizioni”: il “falso onore” che si pretende attribuire a questo Sacramento e la “perversa credenza” che le mani dei ministri, a causa dell’unzione ricevuta nella ordinazione, siano più sante delle mani dei laici.
Perciò, quando nella seconda metà del secolo XX la Comunione sulla mano iniziò a penetrare negli ambienti cattolici, non si trattava più di un mero ritorno ad un uso primitivo: a partire dalla riforma e negli ultimi secoli, tale uso aveva acquisito una certa valenza contraria alla dottrina cattolica sulla presenza reale e sul sacerdozio.
Non è un caso, del resto, che proprio in uno dei primi luoghi dove la Comunione sulla mano s’introdusse abusivamente fosse stato pubblicato poco tempo prima un “Nuovo Catechismo” (il noto “Catechismo Olandese”) al quale la Santa Sede dovette imporre numerose modifiche (14 principali e 45 minori).
In questo testo, commissionato dall’episcopato olandese e presentato mediante una “lettera pastorale collettiva”, si metteva in dubbio la presenza reale e sostanziale di Cristo nell’Eucaristia, si dava una spiegazione inammissibile della transustanziazione e si negava qualsiasi forma di presenza di Gesù Cristo nelle particelle o frammenti staccatisi dall’Ostia dopo la Consacrazione. D’altra parte si faceva confusione fra il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio gerarchico.

Un modo vale l’altro?
Terzo aspetto trattato dal presule argentino è che, persino dove è permesso l’uso della Comunione sulla mano, non si tratta di una opzione in più proposta dalla Chiesa di pari valore all’altro uso vigente.
Infatti, la posizione della Santa Sede riguardo alla maniera di comunicarsi non è indifferente: la Comunione in bocca è stato il modo chiaramente raccomandato mentre l’altro modo è soltanto tollerato (come consequenza di quello che l’autore definisce la «disubbidienza piú grave alla autorità papale negli ultimi tempi »), dovendosi inoltre prendere una serie di precauzioni, specialmente per ciò che riguarda la pulizia delle mani e la cura attenta delle particelle (prescrizioni che, del resto, sono di rado tenute in conto nella pratica).
Secondo quanto afferma l’istruzione Memoriale Domini, la modalità di comunicarsi in bocca che da un millenio ha sostituito universalmente la pratica di ricevere la Comunione sulla mano è propria alla preparazione che si richiede per ricevere il Corpo del Signore nel modo più fruttuoso possibile e assicura più efficacemente che la Sacra Comunione sia distribuita con riverenza, decoro e dignità, allontanando così ogni pericolo di profanare le sacre specie Eucaristiche, facendo attenzione con diligenza della cura che la Chiesa ha sempre raccomandato anche nei riguardi delle particelle stesse del pane consacrato (infatti, con la Comunione sulla mano ci vorrebbe ogni volta un miracolo perché non cadesse per terra una particella o non rimanesse un piccolo frammento aderito alla pelle).
Come ricordava Paolo VI nella Mysterium Fidei, Origene racconta che «i fedeli si credevano in colpa, “e giustamente”, se, ricevuto il corpo del Signore, pur conservandolo con ogni cautela e venerazione, ne cadesse per negligenza qualche frammento».

Le espressioni dei Padri, il cambiamento nel modo di ricevere la Comunione alla fine del primo millennio e gli argomenti di Paolo VI per negare la reintroduzione del modo antico, riflettono tutti l’unica fede della Chiesa nella presenza reale, sostanziale e permanente, persino nelle più piccole particelle, le quali esigono attenzione e adorazione. SS. Benedetto XVI non fa che mettere in pratica tutto questo.
Fonte Radici Cristiane Ottobre 2008.
 Comunicarsi con la mano  (Don Luigi Villa)   scarica
Comunicarsi con la mano peccato   scarica
Comunione sulla mano anche i Mistici dicono di no (Don Vittorio Luchetti)   scarica
Comunione sulla mano ecco perche sacrilegio risposta ad un sacerdote (Don Luigi Villa)   scarica
Il sacrilegio della Comunione sulla mani  (Don Giorgio Maffei)   scarica
Sostanza Divina (Comunione sulla lingua a confronto con sulla mano)   scarica
Storia della Comunione sulla mano   scarica


PREGHIERA AL SANTISSIMO SACRAMENTO
DI SANT’ALFONSO MARIA DE’ LIGUORI
Mio Signore Gesù Cristo, ami tanto gli uomini che rimani notte e giorno pieno di tenerezza e d’amore nel Sacramento eucaristico aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarti. Io credo che sei presente nell’Eucaristia. Ti adoro dall’abisso del mio niente e ti ringrazio delle grazie che mi hai elargito, specialmente di avermi donato te stesso in questo sacramento, di avermi dato come avvocata la tua Santissima Madre Maria e di avermi chiamato in questa chiesa. Oggi voglio venerare il tuo Cuore tanto innamorato delle creature per ringraziarti del grande dono eucaristico, per consolarti di tutte le ingiurie che hai ricevuto in questo Sacramento dai tuoi nemici e, come ultimo motivo del mio saluto, con questa visita intendo adorarti in tutti i luoghi della terra dove tu, nelle sembianze del Pane santo, sei meno adorato e più solo. Gesù mio, ti amo con tutto il cuore e mi pento di aver offeso tante volte, in passato, la tua bontà infinita. Propongo con la tua Grazia di non offenderti più e per ora, miserabile come sono, mi consacro totalmente a te: rinuncio e ti dono tutta la mia volontà, gli affetti, i desideri e quanto possiedo. Da oggi in poi fa’ di me e delle mie cose tutto quello che ti piace; ti chiedo soltanto di concedermi il tuo santo amore, la perseveranza finale e l’obbedienza perfetta alla tua volontà. Ti raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote al Santissimo Sacramento e a Maria Santissima. Ti raccomando i poveri peccatori e infine, mio caro salvatore unisco tutti i miei desideri a quelli del tuo amorevolissimo Cuore e così uniti li offro all’Eterno Padre e lo prego in tuo nome affinché, per tuo amore, li accetti e li esaudisca.


INVOCAZIONI RIPARATRICI

Per tutti i sacrilegi Eucaristici
Perdonaci, o Signore
Per le santissime Comunioni fatte col peccato mortale
Perdonaci, o Signore
Per le profanazioni Eucaristiche
Perdonaci, o Signore
Per le irriverenze nelle Chiese
Perdonaci, o Signore
Per gli oltraggi e disprezzi dei Tabernacoli
Perdonaci, o Signore
Per il disprezzo delle cose sacre
Perdonaci, o Signore
Per l'abbandono delle Chiese
Perdonaci, o Signore
Per i peccati di immoralità
Perdonaci, o Signore
Per le anime senza Dio
Perdonaci, o Signore
Per le bestemmie contro il tuo Santissimo Nome
Perdonaci, o Signore
Per l'indifferenza verso il tuo amore
Perdonaci, o Signore
Per gli oltraggi verso la persona del Papa
Perdonaci, o Signore
Per il disprezzo verso i Vescovi e i Sacerdoti
Perdonaci, o Signore
Per le bestemmie contro il nome di Maria
Perdonaci, o Signore
Per i disprezzi contro la Sua Immacolata Concezione
Perdonaci, o Signore
Per l'abbandono della venerazione a Maria
Perdonaci, o Signore
Per i disprezzi contro le immagini di Maria
Perdonaci, o Signore
Per l'abbandono del Santo Rosario
Perdonaci, o Signore
Per l'indifferenza all'Amore materno di Maria
Perdonaci, o Signore

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